Nel Vangelo di oggi vediamo un Gesù Cristo diverso, lo vediamo arrabbiarsi: non ci immaginiamo mai il Signore capace di rabbia, ma non è una rabbia cattiva, è la sua incontenibile potenza che non riesce a trovare un contenitore adatto: la Verità non poteva stare zitta dinnanzi a quanto stava accadendo, un fatto deludente per Cristo: i suoi discepoli, coloro che dicevano di seguirLo, non riescono a compiere le guarigioni come il Signore ha loro insegnato. La rabbia di Cristo non è infatti diretta contro il malato, e nemmeno contro coloro che loro portano lì, ma piuttosto contro gli apostoli! Si meraviglia che, pur lodandolo con le labbra, non riuscissero a seguirlo nelle opere. Questo commento di Cristo: "se aveste almeno un granello di fede", non è da intendere offensivamente, ma è un modo per svegliare gli apostoli, e tutti noi che ascoltiamo, sulla qualità della nostra fede. Infatti Cristo non dà una quantità alla fede, ma parla di un grano di senape: la fede difatti non è grande o piccola. La fede o esiste, oppure non esiste. Gli Apostoli, ci sembra strano, non avevano ancora capito chi fosse realmente Gesù Cristo, e la loro fede era incompleta. Infatti, quando il Signore decide di annunciare loro la profezia sulla sua morte e resurrezione, i discepoli non hanno capito, e si sono rattristati. Perché? perché non avevano chiaro quale era la vera missione del Signore: morire e risorgere, rinnovare tutta la natura e il cosmo intero. Per questo erano tristi: non riuscivano che a vedere solo la morte del Messia, non riuscivano a capire la resurrezione, perché non erano pronti. E noi, noi siamo pronti? domandiamo alla nostra coscienza se siamo capaci di vivere non come morti, non come tombe vuote, come disse Cristo ai suoi avversari, ma piuttosto se siamo capaci di diventare discepoli del Dio vivente! Possiamo diventare vivi solamente con la lotta spirituale, cercando di migliorare il nostro rapporto con Dio, con gli altri e con noi stessi, vincendo il peccato e crescendo nella virtù. Seguendo la strada del Signore nell'armonia della legge di Dio e della crescita dei nostri talenti e delle nostre migliori possibilità nella Fede, questa fede che deve essere mantenuta come un fuoco. E' facile, nei nostri giorni, spegnere questa piccola fiamma, immersi come siamo in un mondo che ci offre così tante false opportunità di successo! Ma dove è il nostro guadagno, se prendiamo il mondo intero, ma perdiamo l'anima?
Il Signore insegna ai suoi discepoli anche come combattere la lotta spirituale: con la preghiera e col digiuno: sono parole di Cristo. I santi Padri hanno sviluppato molto queste parole mettendole in pratica e ci insegnano nei loro scritti e nel loro esempio vivente come praticare questo insegnamento del Signore Gesù Cristo. Mi viene in mente una frase di Blaise Pascal, un poeta francese: "È tanto difficile credere, perché è tanto difficile obbedire”. Obbedire a Cristo e agli insegnamenti degli Apostoli è davvero difficile, è un lavoro che ci impegna tutta la vita. Approfondiamo la nostra fede, non lasciamola ad un livello superficiale: così potremo fare cose molto più grandi di quello che già non facciamo! E' la promessa del Signore... torniamo insieme a guardare ai nostri santi Padri, alla purezza dell'ortodossia, e impareremo come vivere pienamente questo dono grande che ci è stato fatto, di essere parte della Chiesa di Cristo. Il Cristianesimo ortodosso non è una semplice religione, non è un concerto che ascoltiamo a teatro e, una volta usciti, non ci lascia niente se non ricordi belli: l'Ortodossia è uno stile di vita che ci impegna tutto il giorno, tutti i giorni della nostra vita, e presuppone un impegno enorme, l'imitazione dei santi, dei veri cristiani, dei nostri antenati che hanno abbandonato le incertezze dell'uomo vecchio per abbracciare la luce della Verità. In ultima analisi, l'imitazione di coloro cui i santi hanno sempre cercato di conformarsi, l'imitazione di Cristo.
Che Iddio ci benedica e ci sostenga nella nostra lotta spirituale, lui che è buono e amico degli uomini.
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