~ Il digiuno di Natale
Il secondo più lungo periodo di digiuno dopo la Grande Quaresima è il digiuno di Natale, conosciuto nella lingua del nostro popolo ortodosso come saranda(i)mero, i quaranta giorni.
Anch'esso dura quaranta giorni, però non ha la stessa austerità del digiuno della Grande Quaresima. Inizia il 15 novembre e termina il 24 dicembre.
La festa della nascita nella carne del Signore nostro Gesù Cristo rappresenta la seconda grande festa del Signore, del ciclo di feste cristiano.
Fino alla metà del IV sec. la Chiesa Orientale festeggiava insieme la nascita ed il battesimo di Cristo sotto il nome di Epifania nello stesso giorno, il 6 gennaio. Il Natale come festa separata, festeggiata il 25 dicembre è stata importata in Oriente dall'Occidente verso la fine del IV secolo.
San Giovanni Crisostomo è il primo che parla di Natale, << la cattedrale di tutte le feste >> e ci informa verso il 381 che << non sono ancora dieci anni che questo giorno è divenuto noto fra di noi >>.
Con la ripartizione di singole feste e la costituzione delle tre separate feste della Nascita il 25 dicembre, della Circoncisione il 1° di gennaio e del Battesimo il 6 gennaio, si venne a formare il cosiddetto "Dodekaimeron", periodo di dodici giorni, l'intervallo festivo di tempo che va dal 25 dicembre al 6 gennaio. Così in un qualche modo si è salvaguardata l'unità delle due grandi feste della Nascita e del Battesimo del Signore.
La grande importanza che ha acquistato con il passar del tempo nella coscienza della Chiesa la nuova festa del Natale, la devozione del popolo e particolarmente dei monaci, hanno rappresentato le condizioni per l'introduzione anche di un digiuno che precede il Natale. Questo sicuramente ebbe un impatto anche sulla precostituita Grande Quaresima che precede la Pasqua.
Come la festa così anche il digiuno, come preparazione all'accoglienza della nascita del Salvatore, apparve inizialmente in Occidente, dove il digiuno veniva chiamato la "Quaresima di san Martino" in quanto iniziava il giorno di festa successivo dello stesso santo della Chiesa d'Occidente. Allo stesso modo è stato ripreso da noi, dove molti il digiuno lo chiamano "di san Filippo" poiché ovviamente inizia il giorno seguente la memoria del Santo. Le prime testimonianze storiche che abbiamo per il digiuno di Natale risalgono al V sec. per l'Occidente e al VI sec. per l'Oriente. Fra gli autori d'Oriente ne parlano Anastasio il Sinaita, il Patriarca di Costantinopoli Niceforo il Confessore, san Teodoro Studita ed il Patriarca d'Antiochia Teodoro Bàlsamon.
Il digiuno all'inizio, come appare, era di breve durata. Teodoro Bàlsamon che scrive verso il XII sec., quindi ci informa per quanto al suo tempo, perciò lo chiama "eptaimeron" (sette giorni). Però con l'influenza della Grande Quaresima, è stato esteso anch'esso a quaranta giorni senza assumere in tutti i giorni l'austerità del primo.
Come dobbiamo digiunare
Durante tutta la durata dei quaranta giorni non è concessa la carne, i latticini e le uova. Invece, è permesso il consumo di pesce (e quindi anche di olio e vino) tutti i giorni ad eccezione, naturalmente, del mercoledì e del venerdì dall'inizio del digiuno fino al 17 dicembre. Il pesce è permesso anche durante la festa Entrata al Tempio della Madre di Dio (21 novembre), a prescindere da quale giorno in cui capita.
Dal 18 fino al 24 dicembre, vigilia della festa, vi è licenza solo di olio e vino ad eccezione, ovviamente dei giorni che cadono di mercoledì e di venerdì in cui si sosterrà un digiuno senza licenza di olio e vino. Altrettanto dovremo digiunare con cibi secchi ovvero non cucinati ( in greco ξηροφαγία ) il primo giorno di digiuno, il 15 novembre, altrettanto il giorno di vigilia, 24 dicembre, ad eccezione se tali giorni capitano di sabato o di domenica in cui sarà concesso olio e vino.
Digiuno: astensione da ogni peccato
<< Altresì dobbiamo non solo rispettare la regola del digiuno che riguarda i cibi, ma dobbiamo desistere anche da ogni peccato, così quindi, così come digiuniamo nei confronti dello stomaco, dobbiamo digiunare nei confronti della lingua, sottraendoci dalla maldicenza, dalla bugia, dal vano parlare, dall'insultare, dalla collera e da ogni genere di peccato che commettiamo attraverso la lingua.
Altresì dobbiamo digiunare anche nei confronti degli occhi. Non guardiamo cose vane, futili. Non entriamo in confidenza attraverso gli occhi. Non osserviamo il prossimo con sfacciatezza. Dovremo anche preservare mani e piedi da ogni cosa malvagia.
Digiunando in questo modo un digiuno sarò gradito a Dio, evitando ogni genere di malizia >>.
Nota fuori testo:
Da sottolineare soprattutto che ogni fedele deve consultare il proprio padre spirituale e agire di conseguenza. Poiché ogni anima ha bisogno di un diverso farmaco, allo stesso modo di come il medico dà al malato diverse ricette mediche...
«Η νηστεία της Εκκλησίας», Αρχιμ. Συμεών Κούτσα Εκδ. Αποστολική Διακονία, σελ. 88-92
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