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Σάββατο 10 Νοεμβρίου 2018

L'11di questo mese, memoria del nostro santo padre Bartolomeo il Giovane, Egumeno di Grottaferrata. +Tη ΙΑ' του αυτού μηνός, μνήμη του Οσίου πατρός ημών Βαρθολομαίου του Νέου, Ηγουμένου της Μονής της Κρυπτοφέρρης.


Nacque nei primi anni del penultimo decennio del sec. X, probabilmente nel 981; nella regione calabrese, secondo la Vita più antica scritta da un discepolo immediato del santo, forse Luca, settimo abate di Grottaferrata; a Rossano, patria anche di san Nilo, secondo il più tardo panegirico copiato e forse redatto da Giovanni Rossanese (1230) e secondo la persistente tradizione del monastero di Grottaferrata. Il suo nome di battesimo era Basilio, che cambiò in Bartolomeo quando entrò nella vita monastica. In ancor tenera età, fu affidato per la sua educazione al monastero italogreco di S. Giovanni Calibita di Orito, nei pressi di Rossano. Poi, attratto dalla fama di Nilo, lo raggiunse nel monastero di S. Michele a Vallelucio, ai piedi di Monte Cassino, e lì rivestì l'abito monastico. Seguì il maestro allorché questi, verso la fine del 994, dopo la morte dell'abate di Monte Cassino Aligerno e l'elezione di Mansone, si spostò con un gruppo di monaci a Serperi, presso Gaeta, per sottrarre la comunità alla corruzione che da Monte Cassino, sotto il nuovo abate, dilagava. Molto probabilmente accompagnò a Roma Nilo quando, nel 998, vi si recò per intercedere presso Gregorio V e Ottone III in favore dell'antipapa Giovanni XVI (Giovanni Filagato), suo conterraneo. Nel 1004 si trasferì col maestro nel Tuscolano, nel monastero greco di Sant'Agata, che fu la sede dei monaci di s. Nilo prima che venisse fondata la Badia di Grottaferrata.
Morto Nilo, il 26 sett. 1004, B. ne continuò l'opera, pur non volendo assumere immediatamente il titolo di abate (igumeno), che tuttavia accettò più tardi, dopo Paolo e Cirìllo, immediatì successori di Nilo. Curò la costruzione già iniziata della Badia di Grottaferrata e fece edificare, con materiale tratto dalle antiche ville tuscolane vicine, la chiesa che fu dedicata alla Vergine e consacrata il 7 dic. 1024 da Giovanni XIX. Prese parte a vari sinodi durante il pontificato di Benedetto IX, e nell'aprile del 1044 intervenne al concilio lateranense. Su Benedetto IX avrebbe avuto notevole ascendente sì da indurlo a rinunciare al papato e a intraprendere una vita di penitenza nel monastero di Grottaferrata: la morte del papa nel monastero è, comunque, tradizione assai improbabile. Nel 1045 B. si recò a Salerno per intercedere presso Guaimaro V in favore di Adenolfo, duca di Gaeta, che era stato fatto prigioniero e rinchiuso nella fortezza di Salerno. Per la mediazione di B., Adenolfo avrebbe ottenuto il dominio di un altro territorio B. morì verso la metà del secolo, probabilmente nel 1055. 
L'attività di B. consistette soprattutto nell'organizzazione della vita monastica della comunità criptense, per cui egli seguì l'esempio di Nilo: le sue direttive non si limitarono alle pratiche liturgiche e allo svolgimento delle sacre officiature, ma impressero al convento anche un indirizzo di feconda operosità culturale, sicché Grottaferrata non soltanto diventò un notevole scriptorium di codici greci, ma anche un centro di rito greco e di cultura bizantina proprio alle porte di Roma e sotto la protezione diretta della sede pontificia. E ciò avveniva quando cominciavano a decadere i centri di cultura greca in Puglia e in Calabria.
All'attività organizzativa del monastero è connessa la redazione di un Typikon (raccolta di norme che regolano lo svolgimento della sacra officiatura quotidiana della comunità) che si attribuisce nella forma primitiva a Bartolomeo, ma che noi possediamo in una redazione rimaneggiata dell'anno 1300, scritta dal monaco Giuseppe Melendita, per ordine dell'igumeno Biagio Il. Il Typikon criptense si rifà alle prescrizioni della tradizione che rimonta a quello di Teodoro Studita (tradizione studitana), con aggiunte prese dalla tradizione orale niliana, che certo si era formata nei cinquant'anni in cui Nilo aveva guidato la comunità.
A san Bartolomeo viene anche attribuita una notevole attività di amanuense: egli avrebbe trascritto molti codici liturgici e libri riguardanti l'officiatura (evangeli, triodi, menei) in maniera così perfetta che nulla avrebbero potuto trovare da ridire nemmeno i migliori calligrafi di professione. 
Sia il Bios più antico, sia il più tardo encomio, sia il sinassario, come anche inni scritti in suo onore, sono concordi nel ricordare e celebrare l'attività melodico-innografica di Bartolomeo. L'edizíone degli inni sacri di san Bartolomeo dovuta al Giovanelli (1956) presenta 54 inni tra canoni, contaci, ecc. (di cui 34 sarebbero attribuiti a B. con sicurezza, gli altri 20 con notevole probabilità), tratti dagli antichi triodi e menei conservati in manoscritti della Badia di Grottaferrata o da essa provenienti. In tali inni il santo innografo celebra soprattutto santi dell'Occidente, che non avevano avuto un innografo bizantino che li celebrasse: santi italogreci, come Giovanni Teriste e Nilo; italiani, come Cesario di Terracina, Cecilia di Roma, Vitale e Apollinare di Ravenna; siciliani, come Lucia di Siracusa, Agata e Leone di Catania, Afflo, Filadelfo e Cirino di Lentini, od occidentali, come Martino di Tours; ma vi sono anche inni per i santi in onore dei quali il monastero possedeva chiese, grange e reliquie, come Bartolomeo Apostolo, Nicola di Mira, Barbara, Matrona, i 40 martiri di Sebastia, ecc., o per gli Apostoli, ai cui templi romani era uso recarsi in pellegrinaggio. Particolarmente numerosi sono gli inni che celebrano la Vergine e i suoi principali misteri: la natività, il parto, la divina maternità, la presentazione al tempio, l'assunzione al cielo. In lode della Vergine è anche l'inno per la consacrazione della chiesa di Grottaferrata.
L'innografia di B. viene esaltata dalle fonti criptensi con alte lodi e vien paragonata a quella dei maggiori innografi bizantini, Romano il Melode, Giovanni Damasceno, Cosma di Mayuma, Giuseppe innografò. In realtà Bartolomeo, seguendo le orme di Nilo, diede inizio alla scuola innografica criptense, la quale in Occidente diede nuova vita alla innografia sacra che nell'Oriente, dopo aver avuto rappresentanti insigni, come Romano il Melode (sec. VI) e Andrea di Creta (sec. VIII), dal X sec. era andata decadendo. Bartolomeo si ispira particolarmente a Giuseppe innografo. Perfetta è la sua conoscenza della metrica e delle altre norme, anche delle più complesse, che regolano l'innografia.
A san Bartolomeo viene attribuito da una perenne tradizione della Badia criptense anche il Bios del suo maestro Nilo. là tuttavia da osservare che mentre tutte le fonti biografiche di Bartolomeo menzionano espressamente i suoi componimenti liturgici, tacciono concordemente del Bios.




Όσιος Βαρθολομαίος ο Νέος
Γεννήθηκε στο Ροσσάνο το 981 της Καλαβρίας. Επταετή όντα, οι γονείς του τον εμπιστεύθηκαν στο μοναστήρι του Αγίου Ιωάννου του Καλυβίτου στο Ροσσάνο. Όταν έγινε 12 ετών, γοητευμένος από τη φήμη του συμπατριώτη του, Αγίου Νείλου του Νέου, πήγε να τον βρει στο Βαλλελούκιον της Καμπανίας, όπου διέμενε την εποχή εκείνη. Έκτοτε, ακολούθησε πιστά τον πνευματικό του πατέρα και μετά την κοίμησή του το 1004 ανέλαβε την πνευματική καθοδήγηση  και στη συνέχεια εξελέγη ηγούμενος της αδελφότητας. Συνέχισε την ανέγερση της μονής της Κρυπτοφέρρης, η οποία ενεκαινίσθη τη 17η Δεκεμβρίου του 1024 από τον Πάπα Ιωάννη τον 19ο.
Ο Όσιος Βαρθολομαίος είναι ο συντάκτης του περίφημου τυπικού της μονής της Κρυπτοφέρρης και είναι από τους μεγαλύτερους υμνογράφους του 11ου αιώνος. Είναι πιθανότατα ο συγγραφέας του περίφημου «Βίου του Οσίου Νείλου», εκ των αριστουργημάτων της ελληνο-ιταλικής αγιολογίας, καθώς και της ακολουθίας του. Εκοιμήθη τη 11η Νοεμβρίου του 1055, 75ετής ων και ετάφη δίπλα στον Όσιο Νείλο στο λεγόμενο «παρεκκλήσιον των κτιτόρων». Μετά το 1300, αγνοείται η τύχη των λειψάνων και των δύο αγίων.

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